Dal Vangelo di oggi (Gv 10,11-18):
In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Quando di notte non riesci dormire, parla con il Pastore e smetti di contare le pecore.
Non so di chi sia questa frase, ma mi ha colpito. Sono tanti gli anziani che mi dicono che dormono poco e allora si mettono a pregare. Per loro la fede è un sostegno importante. Un giorno una signora anziana e ammalata mi ha detto: “ ormai le mie gambe non funzionano più, allora prego sempre che funzionino le tue, così puoi sempre venire a portarmi la Comunione”. Molti invece di contare le pecore contano su Dio, perché sanno che Lui è sempre accanto a loro.
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